venerdì 13 novembre 2015

Quei sogni spezzati di una gioventù sempre più vecchia. La mia recensione de "Il Bivio", di Angelo Bruscino (Mondadori)


di Rocco Papa



Il Bivio, il libro di Angelo Bruscino, giovane imprenditore irpino impegnato nella cosiddetta "green economy", ci restituisce non un fotografia, ma una radiografia della società italiana rispetto al mondo giovanile, alle sue aspirazioni e ai suoi problemi. Il testo non è un trattato filosofico o una mera analisi della situazione, ma uno spunto di riflessione e un punto di partenza per chi vuole capire dove sta andando il nostro Paese. Ma chi vuole capirlo? È questa la domanda che mi sono posto leggendo il libro. Chi vuole e chi dovrebbe sapere queste cose? Purtroppo chi potrebbe cambiare lo stato delle cose, secondo Bruscino, è proprio il colpevole dell'attuale situazione. In breve, riassumendo la precisa e pragmatica analisi sulla situazione dei giovani studenti italiani che dovrebbero affacciarsi al mondo del lavoro, è una catastrofe. Il problema, che trova ovviamente nel Meridione d'Italia punte di drammaticità apocalittiche, è non solo dovuto alla crisi economica che da anni piega le ginocchia e le speranze delle famiglie, ma soprattutto di mentalità, di concezione della vita. L'Italia è un Paese di vecchi e per vecchi, i giovani, principalmente al Sud, hanno acquisito le suggestioni e il modo di pensare degli anziani, dei genitori, dei conoscenti. I bisogni primari, la sopravvivenza, tipici dell'età adulta, hanno annebbiato anche la visione dei giovani. In sostanza, i ragazzi italiani non sognano più. I sogni, le aspirazioni, sono troncate e smorzate da fattori che influenzano l'intera vita ella nazione. Tra i principali colpevoli individuati da Bruscino, volendo stilare una classifica, troviamo al primo posto, e non poteva essere altrimenti, la politica e i politici. Una politica vecchia e fatta da vecchi, che mai potrà capire e andare incontro alle esigenze delle nuove generazioni. Una politica che non ascolta ed è poco attenta alle istanze represse delle nuove generazioni. Una politica, declinata in burocrazia, che frappone ostacoli spesso insormontabili laddove un sogno, una visione comincia a palesarsi. Le idee muoiono tra le carte di permessi, autorizzazioni, marchette e mance. Ma l'indice è puntato anche contro i pochissimi investimenti che lo Stato dispone per la ricerca e la scuola, punti nevralgici per lo sviluppo di un Paese.
Al secondo posto ci sono le banche, il mondo della finanza, poco disposte a finanziare le idee. L'idea è un rischio, e le banche, si sa, rischi non ne assumono. Prestano solo a chi già ha, e intanto il Paese arretra ripiegandosi su se stesso.
In classifica ci sono anche i mass media, rei, secondo l'autore, di diffondere solo brutte notizie che deprimono e scoraggiano i giovani.
Non poteva mancare la scuola e l'università, e l'assoluta inadeguatezza degli insegnamenti impartiti rispetto al mondo reale. Una scuola ancora troppo nozionistica e che prepara poco al lavoro. In un mondo ultra competitivo, dove la carenza di lavoro è drammatica, la preparazione può rappresentare davvero l'unica ancora di salvezza, ma anche in questo il nostro Paese pecca.
Mentre andando avanti nell'analisi, si scopre che per la maggior parte dei ragazzi meridionali la carriera militare rappresenta ancora un obiettivo concreto, con la certezza di uno stipendio fisso, seguita dalla carriera sportiva e da quella artistica, si arriva al famoso Bivio dal quale è tratto il titolo del libro. In realtà i bivi sono tanti, a partire dalla scelta sul proseguimento degli studi, fino ad arrivare a quella dell'emigrazione. Già, proprio l'emigrazione, quella che è chiamata "la fuga dei cervelli". Le migliori energie del nostro Paese lasciano l'Italia e vanno ad arricchire i nostri competitor europei, ma non solo. Perché? La risposta è ovvia: l'Italia è un Paese di e per vecchi. Nelle altre nazioni, Germania in testa, si punta e si investe nelle idee, nei giovani, e le opportunità di lavoro, ai vari livelli, sono molte di più. Il libro si conclude con viatico di speranza per quei giovani preparati e intraprendenti che intendono investire il loro futuro in Italia, diventando imprenditori. Gli esempi riportati sono di alto profilo, ma alla base di tutto c'è sempre un'idea e, soprattutto, la preparazione e la volontà di realizzarla. A chi consiglierei questo libro? Innanzitutto ai nostri politici e a chi dirige il nostro Paese, ma sarebbe tempo sprecato, perché è un dato di fatto che loro non leggono.

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