mercoledì 30 dicembre 2015

lunedì 28 dicembre 2015

MENO 7. Operazione Perseo: la guerra esoterica dei tedeschi

Heinrich Luitpold Himmler era secondo solo a Hitler durante la dittatura nazista. Era il capo delle famigerate SS, ma anche il signore oscuro che muoveva le fila di una associazione segreta, impegnata nella ricerca delle più famose e leggendarie reliquie di tutte le religioni. Cultore di una nuova religione che esaltasse la discendenza ariana, inutile dire che il suo principale obiettivo era il ritrovamento del sacro Graal. Himmler era fermamente convinto che si trattasse di un'arma prodigiosa, che avrebbe potuto cambiare il corso della Guerra e della Storia.
Nel 1940 Himmler era a Barcellona, all'hotel Ritz, ma non per questioni politiche. Il capo delle SS era alla ricerca di qualcosa nel vicino monastero di Santa Maria de Montserrat. Che cosa cercava? E che cosa ha trovato?
Un capitolo del romanzo Operazione Perseo è dedicato a questo misterioso episodio, che avrebbe potuto cambiare il corso della storia, e oggi il mondo sarebbe potuto essere diverso da quello nel quale viviamo.

Operazione Perseo (ed. LibroMania)
In e-book, Il 5 gennaio 2016 sui principali store on-line.

MENO 8. Il 5 gennaio esce il romanzo Operazione Perseo. Ecco da dove nasce

Mancano otto giorni all'uscita ufficiale del mio nuovo romanzo: Operazione Perseo, edito da Libromania in formato e-book. Dal 5 gennaio, infatti, sarà possibile acquistarlo sui maggiori store on-line e, probabilmente, ci sarà anche la possibilità di ordinare una copia cartacea che vi sarà spedita direttamente a casa. Un romanzo di avventura, un thriller ad alta tensione.
Vi svelo da dove nasce il romanzo e come è venuto fuori il titolo. Vagando su internet mi sono imbattuto nella storia della torpediniera italiana "Perseo" della Regia Marina. I marinai italiani nel corso della seconda guerra mondiale erano molto temuti e rispettati per la loro bravura e, soprattutto, per il coraggio. La Regia Marina ottenne numerosi successi grazie alla loro perizia, non certo perché i mezzi fossero migliori di quelli Alleati. Gli inglesi che operavano nel Mediterraneo possedevano una forza d'impatto notevole e avevano in dotazione il Radar, strumento sconosciuto alle forze dell'Asse.
è dall'ultimo viaggio della Perseo che ho preso spunto per la trama.
Ora qualche dato tecnico sulla nave:
Tipo: torpediniera
Classe: Spica tipo Perseo
Costruttori: Cantieri del Quarnaro, Fiume
Varata: 9 ottobre 1935
Entrata in servizio: 1º febbraio 1936
Destino finale: affondata in combattimento il 4 maggio 1943
Propulsione: 2 caldaie; 2 gruppi turboriduttori a vapore, potenza 19.000 HP - 2 eliche
Velocità: 34 nodi
Autonomia: 1910 miglia nautiche a 15 nodi
Equipaggio: 6 ufficiali, 110 tra sottufficiali e marinai
Armamento
- 3 pezzi da 100/47 OTO Mod. 1931
- 8 mitragliere da 13,2 mm Breda Mod. 31 (4 impianti binati)
- 4 tubi lanciasiluri da 450 mm
- 2 lanciabombe di profondità
- attrezzature per il trasporto e la posa di 20 mine

lunedì 21 dicembre 2015

Il prete che fermò i comunisti (da La Città del 20/12/15)

di Rocco Papa

A metà degli anni cinquanta, Salerno provava a rialzarsi dalle ceneri della Guerra. La lotta politica era serrata, uno scontro ideologico totale che metteva di fronte, sostanzialmente, comunisti e cattolici. Anche nella vita di tutti giorni il confronto scandiva le attività, in particolare quella educativa: i giovani erano i futuri cittadini e votanti da accaparrarsi. Ora, diciamocela tutta, era soprattutto la sinistra, con lungimiranza e tecnica, a puntare su questo aspetto. Gli svaghi per i ragazzi, all'epoca, erano nulli e molti, anzi moltissimi, aderivano all'Azione Cattolica non solo per convinzione, ma anche perché offriva diverse opportunità di divertimento e socializzazione. Salerno non faceva eccezione, fino al giorno in cui, più o meno dalle parti di Largo Plebiscito (alle spalle del Duomo) aprì una sede de "I Pionieri", l'equivalente comunista delle associazioni cattoliche per ragazzi. Offrivano, si direbbe oggi, gli stessi servizi: cinema, gite, partite di pallone e, ovviamente, un sano indottrinamento. L'adesione iniziale fu buona, perché c'era anche un vantaggio non da poco, per aderire alle attività non si era obbligati a partecipare alla Messa domenicale. I Pionieri di Salerno, però, non avevano fatto i conti con un giovane prete, don Enzo Quaglia, parroco di San Domenico, una chiesa a pochi metri dalla loro sede.
Quando fu chiaro che questa nuova associazione sottraeva iscritti alla sua Azione Cattolica e, in più, c'era il concreto pericolo che giovani menti venissero traviate dall'ideologia marxista, il prete decise di agire. Irriso dai "compagni" quando si presentò da loro cercando di capire, passò all'azione. Il vescovo dell'epoca, opportunamente sollecitato dal giovane sacerdote, gli diede carta bianca. In poche settimane furono organizzati diversi tornei di calcio, affittati pullman per le gite, recuperati biglietti gratuiti per il cinema e comprati biliardini e tavoli di ping pong. Fu un'estate caldissima per i ragazzi del quartiere e anche per I Pionieri, che dopo l'iniziale successo, si ritrovarono a dover chiudere bottega per mancanza di iscritti.
Altri tempi, altri preti e anche altri comunisti. Tempi in cui si combatteva, ci si confrontava su idee e ideali. Un'epoca in cui i giovani e i ragazzi erano considerati i futuri cittadini da crescere e non solo consumatori di merci. Era meglio o peggio non sta a me dirlo, ma era diverso.
Il giovane prete che fermò i comunisti, almeno in quell'episodio, si chiamava don Enzo Quaglia, classe 1922. Qualche settimana fa nella parrocchia di San Domenico si è commemorata la sua dipartita avvenuta il 30 di ottobre del 1999, dopo 62 anni durante i quali è stato parroco sempre e solo di San Domenico. Famoso per aver fondato, negli anni subito dopo la Guerra, l'Opera Ragazzi Nostri, che accoglieva in città centinaia di orfani e ragazzi di famiglie disagiate. Forse la prima vera grande iniziativa di volontariato puro a Salerno, esistita solo grazie all'abnegazione di un prete che credeva e amava i ragazzi e i giovani. È stato anche l'inventore della "Festa della Famiglia", che da più di sessant'anni si tiene ancora a San Domenico. Un prete, un parroco come quelli di una volta, che girava per il quartiere sgranando il suo Rosario, interrotto di continuo dai saluti dei parrocchiani, dalle richieste di aiuto, alle quali non si sottraeva mai. Il prete che ha cresciuto intere generazioni (non solo quelle dello scontro ideologico tra comunisti e cattolici), salvando molti di noi (perché c'ero anche io tra quelli) dalle insidie della strada. Un prete che ha collezionato successi e fallimenti, come è normale che sia per ognuno che opera, per ogni essere umano, ma che non ha mai perso di vista la meta, il suo ruolo e il perché di una vocazione nata quando era ancora adolescente.
Perché parlare di un prete oggi? Oggi che se si parla di Chiesa e di preti è solo per mettere in bella vista le mancanze, il marciume che ha invaso parte della Chiesa. Scandali sessuali, scandali finanziari, tutto vero e tutto dato in pasto al pubblico, come forse è giusto che sia, come il diritto di cronaca impone. Ma se ci si allontana dalle luci e dai riflessi degli scandali, si può ancora scoprire una Chiesa e dei preti "combattenti", che ogni giorno lottano contro la povertà, contro il Nulla che circonda noi e i nostri figli. Non solo i preti, ma tanti uomini animati da sentimenti sinceri e che provano a fare qualcosa per il prossimo, anche loro avrebbero bisogno, ogni tanto, delle luci della ribalta, quanto meno per poter dire che una speranza ancora c'è.

lunedì 14 dicembre 2015

Il dibattito aperto sulla città e le diverse insidie sui social (da La Città del 12/12/15)


di Rocco Papa

È una divisione attiva, piena di fermento come non se ne vedeva da anni in città. È già un po' di tempo che scorrendo le pagine dei social network si ha l'impressione che Salerno sia una città spaccata. Una divisione sostanziale, oltre che formale, tra chi è convinto che tutto va bene e chi, invece, crede che, per usare un vecchio detto ciclistico, sia tutto da rifare. Una divisione su fatti e cose, che stringi stringi si risolve sempre in un pro o contro qualcuno e, quel qualcuno, è l'ex sindaco De Luca. Ex solo formalmente, ma di fatto ancora reggente tramite terzi della sua Salerno.
Sorgono gruppi pro e contro, ma mai apertamente schierati o inneggianti al nome del sindaco, si abbelliscono con nominativi che includono il nome e l'amore per la città, in un senso o nell'altro. Scorrendo i messaggi di questi gruppi, la cosa che più colpisce è comunque l'amore per Salerno, declinato in maniera diversa, ma sempre di amore si tratta. La questione diviene complessa quando ci sono interventi incrociati, cioè e i pro e i contro si scontrano su argomenti concreti, non ultima la questione delle luminarie, con la coda di polemiche sul traffico e sull'utilità dell'iniziativa. In questi duelli alla tastiera, ci sono degli elementi che si ripetono, alcuni anche abbastanza inquietanti. L'accusa che viene spesso rivolta a chi non è d'accordo con l'attuale linea politica, è quella di volere un ritorno al passato, alle famose chiancarelle o alle prostitute al teatro Verdi e a via Roma. Accusa ovviamente infondata, almeno a giudicare dalle risposte. Ciò che invece è contestato a chi osanna e inneggia l'attuale politica amministrativa, è quella di essere poco obiettivi e non tenere conto dei tanti fallimenti, dei problemi e, soprattutto, della mancata visione di un futuro per la città. Anche in questo caso, speriamo, non c'è molto di vero, o forse sì, ma lo scopo di questo articolo non è stabilire chi ha torto e chi ragione. Vuole essere solo una presa visione di una rinnovata lotta politica, tra virgolette, che anima la città come negli anni sessanta e settanta. All'epoca ce le si dava di santa ragione per strada o ai comizi, oggi ci si schiaffeggia a colpi di tastiera e selfie. C'è anche un'altra differenza che risulta subito evidente: dall'attuale lotta politica sono scomparsi gli attori principali, i politici. Nessuno, o quasi, entra nel vivo delle polemiche dando voce al suo partito o alla propria linea di pensiero. In particolar modo nessuno di coloro che sono attualmente maggioranza a Palazzo di Città. Nessuno si impegna a spiegare il perché e il per come di certe scelte che scontentano almeno una parte, anche consistente, della popolazione. A cercare di dare spiegazioni sono gli amministratori dei vari gruppi e i partecipanti alle discussioni.
Di fatti, se tra le altre cose si deve imputare qualcosa a questa Amministrazione, è certamente quella di tenere poco in conto le opinioni dei cittadini, le rimostranze o i suggerimenti. Forti della percentuale bulgara raccolta alle elezioni, si va dritti per la propria strada, proprio come una volta. D'altra parte, è diffusa usanza tra chi contesta De Luca e i suoi, di non voler ammettere nemmeno sotto tortura le cose buone che pure sono state fatte in città, anche di recente, e a me basta citare il famigerato solarium di Santa Teresa che, a mio parere, è una delle cose migliori realizzate negli ultimi anni.
Questo moto spontaneo di tanti cittadini, che attivamente e anche ironicamente partecipano alla discussione sul presente e sul futuro della città, non può che fare bene, ma un rischio sotterraneo, viscido, potrebbe nascondersi tra le maglie della rete. Un rischio sottovalutato da chi, in buonafede, si mette al servizio dell'una o dell'altra parte, quello della strumentalizzazione. Ma non solo, a volte si ha la netta sensazione che qualche gruppo non sia proprio nato dalla spontanea volontà di alcuni cittadini, ma sia frutto di una studiata linea di marketing politico, una infiltrazione mirata a orientare la discussione, a ingigantire o sminuire problemi che pure ci sono e le iniziative che pure si fanno. Una nuova forma di affiliazione politica attraverso un lavaggio del cervello mediatico. Diffidare di chi parla solo bene o di chi critica soltanto, dovrebbe essere questa una regola da seguire per chi intende partecipare al dibattito aperto in rete sulla sorte di Salerno.