lunedì 21 dicembre 2015

Il prete che fermò i comunisti (da La Città del 20/12/15)

di Rocco Papa

A metà degli anni cinquanta, Salerno provava a rialzarsi dalle ceneri della Guerra. La lotta politica era serrata, uno scontro ideologico totale che metteva di fronte, sostanzialmente, comunisti e cattolici. Anche nella vita di tutti giorni il confronto scandiva le attività, in particolare quella educativa: i giovani erano i futuri cittadini e votanti da accaparrarsi. Ora, diciamocela tutta, era soprattutto la sinistra, con lungimiranza e tecnica, a puntare su questo aspetto. Gli svaghi per i ragazzi, all'epoca, erano nulli e molti, anzi moltissimi, aderivano all'Azione Cattolica non solo per convinzione, ma anche perché offriva diverse opportunità di divertimento e socializzazione. Salerno non faceva eccezione, fino al giorno in cui, più o meno dalle parti di Largo Plebiscito (alle spalle del Duomo) aprì una sede de "I Pionieri", l'equivalente comunista delle associazioni cattoliche per ragazzi. Offrivano, si direbbe oggi, gli stessi servizi: cinema, gite, partite di pallone e, ovviamente, un sano indottrinamento. L'adesione iniziale fu buona, perché c'era anche un vantaggio non da poco, per aderire alle attività non si era obbligati a partecipare alla Messa domenicale. I Pionieri di Salerno, però, non avevano fatto i conti con un giovane prete, don Enzo Quaglia, parroco di San Domenico, una chiesa a pochi metri dalla loro sede.
Quando fu chiaro che questa nuova associazione sottraeva iscritti alla sua Azione Cattolica e, in più, c'era il concreto pericolo che giovani menti venissero traviate dall'ideologia marxista, il prete decise di agire. Irriso dai "compagni" quando si presentò da loro cercando di capire, passò all'azione. Il vescovo dell'epoca, opportunamente sollecitato dal giovane sacerdote, gli diede carta bianca. In poche settimane furono organizzati diversi tornei di calcio, affittati pullman per le gite, recuperati biglietti gratuiti per il cinema e comprati biliardini e tavoli di ping pong. Fu un'estate caldissima per i ragazzi del quartiere e anche per I Pionieri, che dopo l'iniziale successo, si ritrovarono a dover chiudere bottega per mancanza di iscritti.
Altri tempi, altri preti e anche altri comunisti. Tempi in cui si combatteva, ci si confrontava su idee e ideali. Un'epoca in cui i giovani e i ragazzi erano considerati i futuri cittadini da crescere e non solo consumatori di merci. Era meglio o peggio non sta a me dirlo, ma era diverso.
Il giovane prete che fermò i comunisti, almeno in quell'episodio, si chiamava don Enzo Quaglia, classe 1922. Qualche settimana fa nella parrocchia di San Domenico si è commemorata la sua dipartita avvenuta il 30 di ottobre del 1999, dopo 62 anni durante i quali è stato parroco sempre e solo di San Domenico. Famoso per aver fondato, negli anni subito dopo la Guerra, l'Opera Ragazzi Nostri, che accoglieva in città centinaia di orfani e ragazzi di famiglie disagiate. Forse la prima vera grande iniziativa di volontariato puro a Salerno, esistita solo grazie all'abnegazione di un prete che credeva e amava i ragazzi e i giovani. È stato anche l'inventore della "Festa della Famiglia", che da più di sessant'anni si tiene ancora a San Domenico. Un prete, un parroco come quelli di una volta, che girava per il quartiere sgranando il suo Rosario, interrotto di continuo dai saluti dei parrocchiani, dalle richieste di aiuto, alle quali non si sottraeva mai. Il prete che ha cresciuto intere generazioni (non solo quelle dello scontro ideologico tra comunisti e cattolici), salvando molti di noi (perché c'ero anche io tra quelli) dalle insidie della strada. Un prete che ha collezionato successi e fallimenti, come è normale che sia per ognuno che opera, per ogni essere umano, ma che non ha mai perso di vista la meta, il suo ruolo e il perché di una vocazione nata quando era ancora adolescente.
Perché parlare di un prete oggi? Oggi che se si parla di Chiesa e di preti è solo per mettere in bella vista le mancanze, il marciume che ha invaso parte della Chiesa. Scandali sessuali, scandali finanziari, tutto vero e tutto dato in pasto al pubblico, come forse è giusto che sia, come il diritto di cronaca impone. Ma se ci si allontana dalle luci e dai riflessi degli scandali, si può ancora scoprire una Chiesa e dei preti "combattenti", che ogni giorno lottano contro la povertà, contro il Nulla che circonda noi e i nostri figli. Non solo i preti, ma tanti uomini animati da sentimenti sinceri e che provano a fare qualcosa per il prossimo, anche loro avrebbero bisogno, ogni tanto, delle luci della ribalta, quanto meno per poter dire che una speranza ancora c'è.

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