lunedì 2 dicembre 2013

A Natale... regala un libro...

A Natale compra "salernitano" per aiutare la nostra economia. è davvero una bella iniziativa, ma a questo punto ve la consiglio anche per i libri. (vabbè, sono di parte ovviamente), ma vi assicuro che ci sono tanti bravi scrittori salernitani che meritano di essere letti. Se pensate di regalare un libro per Natale, pensate a uno di questi (c'è anche il mio, ovviamente)
 I GIORNI DEL MALE (thriller) di Rocco Papa (alla Feltrinelli)
 LE NOTTI DELLA MACUMBA (giallo) di Piera Carlomagno (alla Feltrinelli)
 SETTIMO (giallo) di Paolo D'Amato (alla Feltrinelli)
 IL SUSSURRO DI VICO PENSIERO (giallo) di Tina Cacciaglia (libreria Guida)
 AVANZI di Pippo Zarrella (alla Mondadori)
 QUADERNI D'INVERNO (poesia) di Stefano Ferrara (alla Feltrinelli)
 IL CORRIDOIO DELLE VOCI di Matteo De Chiara (alla Feltrinelli)
 IL SEGRETO DI LAZZARO di Letizia Vicidomini (alla Feltrinelli)
 LA MADRE DI ETTORE di Rita Francese (alla Feltrinelli)
 Bhe!, la lista è abbastanza corposa, c'è un'ampia scelta, ce ne sono anche altri molto meritevoli, ma di questi conosco gli autori, tutte persone davvero speciali e molto, molto umili pur essendo bravissimi scrittori.
 Allora, a Natale... ci facciamo un pensierino

lunedì 21 ottobre 2013

I giorni del male... su Radio Base

Lunedì 28 ottobre alle ore 21 "I giorni del male" su Radio Base per "Licenza di Leggere": un programma radiofonico dedicato ai libri, agli autori emergenti e soprattutto ai lettori. Ideato da Sara Monetta, va in onda ogni lunedì sera dalle ...21.00 alle 22.00 su Radio Base. Il format si compone di diverse rubriche quali: Missione Bookfinder, dedicata all’opera di un autore affermato; Top Ten Royale, la classifica dei dieci libri più venduti della settimana; La recensione dell’Agente 020, curata da Pasquale Pizzolo e dedicata all’opera di un autore emergente; L’autore dalla penna d’oro, intervista all’autore emergente il cui libro è stato recensito dall’Agente 020. Il programma è condotto da Sara Monetta, coadiuvata da Fabiola D’Amico e Mariarosaria Amato.

martedì 15 ottobre 2013

Venerdì della scrittura al teatro Giullare con "I giorni del male"

Primo appuntamento con i venerdì della scrittura al Teatro del Giullare:

Venerdì 25 ottobre alle ore 20.30 incontro con Rocco Papa e il suo libro "I Giorni del Male".
L'autore incontrerà il pubblico accompagnato degli attori della Compagnia del Giullare che leggeranno brani del suo romanzo.

Modera Luca Badiali.

Ingresso Libero.


Compagnia teatrale di Salerno
Piccolo Teatro del Giullare: via Matteo Incagliati, 2
84125 - Salerno

lunedì 26 agosto 2013

"I giorni del male" trionfa al Premio Letterario Nazionale "Torre Petrosa"

La storia di Luca 17enne che vive nella Roma del 1960, che intraprende la difficile ricerca di un'oscura verità, un crimine commesso durante gli ultimi giorni dell'occupazione nazista della capitale, percorrendo un cammino che si dipana tra mistero, colpi di scena, amore, odio e ideologie, ha rapito i 55 giurati della settima edizione del Premio Letterario Nazionale "Torre Petrosa".

Si è tenuta infatti domenica 25 agosto, nel suggestivo scenario di Villammare di Vibonati, la serata conclusiva della kermesse letteraria organizzata dal Comune della cittadina cilentana, con la preziosa collaborazione del professore Ambrogio Ietto, nel corso della quale la giuria popolare composta da 55 cittadini di diversa estrazione e cultura, che per tutto giugno si sono dedicati alla lettura dei tre libri finalisti, a netta maggioranza (35 voti) ha decretato il vincitore del Premio che quest'anno è andato al thriller "I giorni del male" del giornalista salernitano Rocco Papa.

"Romanzo con vari risvolti ( giallo, storico, psicologico ) tesi ad indagare fatti ed avvenimenti di una fase storica e sociale del nostro Paese che ha visto contrapporsi "rossi" e "neri" dopo il crollo del fascismo. Gli intrecci, le coincidenze, le agnizioni manipolate con maestria, coinvolgono e incalzano il lettore fino all’ultima pagina in attesa che il mistero si sciolga e la verità si manifesti. Snello e personale il tessuto linguistico, articolata la struttura narrativa negli intrecci che si sovrappongono e si integrano come l’ordito di un tessuto variegato e complesso".

Questa la motivazione espressa dalla giuria tecnica che ha consentito a "I giorni del male" l'accesso alla serata finale del Premio.

Un'altro importante riconoscimento per questo romanzo che solo pochi giorni fa si è classificato al secondo posto del Premio Letterario Internazionale "Iride" di Cava de' Tirreni, la cui premiazione avrà luogo il 28 settembre presso la mediateca Marte.

"Sono onorato di questo riconoscimento - ha dichiarato Rocco Papa - perché vuol dire che è stato fatto un buon lavoro. Sono contento per i tantissimi attestati di stima che i lettori mi danno, perché I giorni del male tiene incollato il lettore fino all'ultima pagina e si vorrebbe che non finisse mai. Il Premio di Torre Petrosa poi ha certamente un valore diverso, visto che a decidere il vincitore non è una giuria di tecnici, che per natura deve tener conto di tanti parametri, ma dei semplici lettori, che giudicano solo in base al grado di coinvolgimento dell'opera e alle emozioni che la lettura gli ha dato".

martedì 20 agosto 2013

I giorni del male secondo al Premio Iride

Il romanzo I giorni del male di Rocco Papa si è classificato al secondo posto per la sezione narrativa edita del premio di letteratura Iride Città di Cava de Tirreni. La premiazione avverrà il 28 settembre presso la Mediateca Marte. Un altro importante riconoscimento che mi piace condividere con tutti gli amici che stanno vivendo questa avventura con me e con i tanti lettori che hanno apprezzato il libro...

sabato 27 luglio 2013

I giorni del male tra i finalisti del concorso Torre Petrosa

I giorni del male è tra i tre finalisti del VII concorso letterario Torre Petrosa. La proclamazione del vincitore ci sarà il 25 agosto a Vibonati. La motivazione della commissione. ‘ I giorni del male ‘ di Rocco Papa (CircorivoltaTemalibero) con quattro giudizi ‘ ottimo ’ e uno ‘eccellente ‘ con la seguente motivazione:“ Romanzo con vari risvolti ( giallo, storico, psicologico ) tesi ad indagare fatti ed avvenimenti di una fase storica e sociale del nostro Paese che ha visto contrapporsi ‘ rossi’ e ‘ neri ‘ dopo il crollo del fascismo. Gli intrecci, le coincidenze, le agnizioni manipolate con maestria, coinvolgono e incalzano il lettore fino all’ultima pagina in attesa che il mistero si sciolga e la verità si manifesti. Snello e personale il tessuto linguistico, articolata la struttura narrativa negli intrecci che si sovrappongono e si integrano come l’ordito di un tessuto variegato e complesso “.

domenica 26 maggio 2013

V Ed. Premio di Giornalismo Giuseppe Ripa: riconoscimento anche per Rocco Papa


Nello splendido scenario del Salone d’onore del Castello di Castellabate sabato sera si è svolta la quinta edizione del Premio di Giornalismo intitolato a Giuseppe Ripa. Dinanzi a un folto pubblico sono state premiate le migliori espressioni della stampa salernitana con una novità rispetto agli anni passati: un riconoscimento per il giornalismo on-line, ormai nuova frontiera dell’informazione. Riconoscimento che è andato al nostro capo redattore Rocco Papa, ricordando che 12mesi.it è stato il primo quotidiano on line della provincia di Salerno ad essere stato regolarmente registrato in tribunale.
La giuria del Premio che riunisce giornalisti e uomini di cultura, fa come presidente onorario il giornalista Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania ed è composta da: Pietro Gargano giornalista; Paolo Romano, giornalista; Giuseppe Ianni, presidente dell’Associazione Ripa; Genny Malzone scrittore e storico, Giuseppe Lembo sociologo-scrittore, Giuseppe Galzerano scrittore –editore e giornalista ha inoltre premiato Angelo Di Marino direttore de “La Città”, Alessandro Barbano direttore de “Il Mattino”, Alfonso Ruffo direttore de “Il Denaro”, Melania Guida giornalista de  “Corriere del Mezzogiorno”, Barbara Caggiano giornalista de “La Citta”, Rocco Papa (foto) giornalista de “12MESI.it” on line, e per la cultura a Don Giovanni Citro curatore della mostra su Paolo De Matteis.
 

domenica 12 maggio 2013

Un racconto dedicato a tutte le mamme in difficoltà

Lele e Cristina

La luce grigia aveva invaso la casa. Alla radio davano una vecchia canzone dei Pooh che parlava di paesi lontani e amori perduti.
Cristina sputò il dentrificio e si asciugò il muso con l’ascigamano.
– Dai Lele vieni qua che è tardi – urlò, guardandosi allo specchio.
Sospirò amaramente, considerando i tanti segni che stavano comparendo sulla sua faccia. Non erano i segnali di un invecchiamento precoce, ma solo di tanta stanchezza.
Anche gli occhi, verdi, sembravano meno brillanti di qualche anno prima, quando le bastava uno sguardo per…
Lele oltrepassò velocemente la porta del bagno senza entrare e con un salto acrobatico si tuffò sul divano.
– Voglio vedere un cartone – disse il piccolo incrociando le braccia.
Cristina chiuse gli occhi rassegnata. Armata di pazienza in quantità industriale uscì dal bagno e si piazzò davanti al bambino.
– Lo sai che di mattina non si può, dobbiamo andare a scuola, è già tardi.
– No, a scuola non voglio andare, voglio vedere un cartone, capisci? – replicò lui,  fissandola con quegli enormi occhi scuri.
– Ma guarda tu se a tre anni ti permetti di parlare così a tua madre – disse lei, fingendo di arrabbiarsi.
Il bambino non disse nulla, ma serrò più forte le braccia e sbuffò.
– Dai, se vieni prometto di comprarti un ovetto di cioccolata – propose lei.
– Con la sorpresa?
– Sì, con la sorpresa.
Lele scivolò lungo il bordo del divano spalancando le braccia.
Cristina si chinò su di lui, lo baciò in fronte e lo prese in braccio portandolo in bagno.
– Devi fare la pipì?
– Mh! Mh! – confermò lui.
Con il solito rituale la mamma lo aveva lavato e vestito; con qualche minaccia lo aveva convinto a indossare il grembiule, poi il cappotto e finalmente erano pronti.
Cristina spazzolò rapidamente i capelli, infilò la trousse dei trucchi nella borsetta, guardò l’orologio e corse fuori.
Si sarebbe truccata sul pullman, come sempre, non c’era tempo di farlo a casa.
Avrebbe dovuto decidersi a svegliarsi prima la mattina, ma proprio non ci riusciva, era il suo peggior difetto. Amava dormire, le piaceva più di ogni altra cosa e sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto pagare un prezzo per quello.
La scuola materna distava solo poche centinaia di metri da casa loro.
Guardò nuovamente l’orologio. Era tardissimo, già dieci minuti oltre l’orario consentito per l’ingresso. Prese in braccio Lele e camminò più svelta.
Svoltato l’angolo ebbe l’amara sorpresa: il cancello era già chiuso.
– Maledizione! – esclamò, mettendo giù suo figlio.
Bussò due, tre volte, prima che il bidello  andasse ad aprire lentamente un’anta.
– Abbiamo fatto tardi – disse, sfoggiando un gran sorriso a caccia di comprensione.
– Mi spiace signora – replicò l’uomo, con lo sguardo addolorato – ma la direttrice è stata categorica. Solo in questo mese è la quinta volta che arriva in ritardo, non posso far entrare il bambino.
– Ma io come faccio, devo andare al lavoro. La prego, solo questa volta – supplicò.
– Mi spiace – disse l’uomo, richiudendo lentamente il cancello.
Cristina respirò a fondo, stringendo i denti per non lasciarsi andare. Avrebbe voluto imprecare, mandarlo a quel paese, mandare tutti a quel paese e piangere, ma c’era suo figlio.
Guardò Lele, che se ne stava fermo, aggrappato con una mano ai suoi pantaloni.
– Andiamo! – disse risoluta, prendendolo per mano.
– Non vado a scuola oggi? – chiese il piccolo, mentre muoveva svelto le gambine per stare al passo della mamma.
– No, oggi stai con mamma, sei contento?
Lui annuì senza molta convinzione.
Alla fermata del pullman c’erano già dieci persone ad attendere. Cristina aveva preso in braccio suo figlio attentendo che il mezzo arrivasse.
Dodici minuti di ritardo sulla tabella di marcia.
Quando il pullman aveva aperto le porte, aveva aspettato che tutti salissero e alla fine si era infilata dentro, nel poco spazio rimasto.
La guerra che tutte le mattine combatteva per arrivare a lavoro quel giorno l’aveva già persa in partenza. Con Lele in braccio era impensabile competere con gli altri e assicurarsi un buon posto sul pullman affollatissimo. Si era limitata a ondeggiare tra gli altri passeggeri, stando attenta a non essere sbalzata per terra.
– Stai fermo – disse, quando Lele prese di mira il cappello di una signora seduta davanti a loro.
Il bimbo, incurante, continuò giocarci, fino a suscitare l’ira della passeggera.
– Ma insomma – protestò la donna, alzando lo sguardo su di loro.
– Mi scusi signora – si giustificò Cristina.
– Stia più attenta! – replicò la donna stizzita, tornando a guardare davanti.
– Ti ho detto di stare fermo o le pigli – disse a denti stretti, scuotendo il piccolo.
Lele la guardò sorpreso e scoppiò a piangere.
Cristina fece roteare il collo per sgranchirsi e respirò a fondo, mentre il pianto di suo figlio attirava l’attenzione degli altri passeggeri. Qualcuno la guardò infastidito, qualche altro la commiserò.
– Permesso… permeso… mi scusi… – la sua fermata per fortuna non era lontana.
Quando le porte si aprirono e lei toccò terra, con il piccolo ancora in braccio, era già stremata. Si chiese come avrebbe fatto ad affrontare un’intera giornata di lavoro in quelle condizioni. Prese a camminare e a tirarselo dietro tenendolo per la mano.
– Dai, cammina, non farti trascinare – lo incitò.
– Dove andiamo?
– Mamma deve andare al lavoro e tu vieni a farmi compagnia, ti va?
– No! Io voglio andare a casa a vedere un cartone.
Cristina si fermò un momento, chinandosi davanti a lui.
– Ascolta Lele, mamma deve andare a lavoro, ma ti prometto che quando torniamo ti faccio vedere tutti i cartoni che vuoi, ok?
– Io voglio l’ovetto! – piagnucolò il piccolo.
Cristina si rimise in piedi, esasperata. Lo prese in braccio e incurante delle sue urla e dei calci che tirava a più non posso, camminò svelta verso il palazzo dove aveva sede la società per la quale lavorava.
Era stata assunta da soli tre mesi, con un contratto a tempo determinato, ma con buone speranze che glielo prolungassero. Doveva solo lavorare bene e tenersi buono il capo.
Sapeva che lui aveva un debole per lei, tanto da passare sopra anche ai suoi numerosi ritardi ed era intenzionata a sfruttare quel fattore. Dopo tanti anni aveva bisogno di un minimo di stabilità e sicurezza per lei e per suo figlio.
L’ufficio era al quarto piano di un antico palazzo, nel cuore della parte vip della città. Un edificio grigio con decorazioni che circondavano finestre e balconi. Vecchie vestigia di uno splendore che fu. Quelle finestre e quei balconi ormai venivano aperti di rado, c’erano i condizionatori per mantenere adeguata la temperatura all’interno degli uffici che occupavano tutti gli appartamenti dello stabile.
Cristina aveva superato il portone quasi correndo ed era entrata nella tabaccheria poco distante.
– Ecco l’ovetto, sei contento? – disse porgendolo al figlio.
– Me lo apri?
– Dopo, quando arriviamo in ufficio – rispose decisa.
Lo prese per una mano e lo trascinò verso il portone.
Lele era contento e non smetteva di guardare quel guscio luccicante che prometteva una buona dose di cioccolato e soprattutto un giochino come sorpresa.
Entrarono in ascensore, lei pigiò il tasto numero quattro e si appoggiò stancamente alla parete dell’ascensore.
– Buon giorno signorina Garrone – la salutò l’usciere vedendola entrare – e tu chi sei? – disse sorridendo, rivolto al bambino.
Lele non rispose e corse a nascondersi dietro le gambe della madre.
– È mio figlio Raffaele, oggi purtroppo è dovuto venire con me – spiegò Cristina, quasi scusandosi.
– Ciao Raffaele – lo salutò l’usciere, piegandosi verso di lui.
– Io mi chiamo Lele… prrrrrrrrrrr – spernacchiò il piccolo.
– Ma che c… – l’uomo si rialzò con uno scatto, tirò fuori il fazzoletto e si asciugò la faccia.
– Mi scusi, mi scusi – si affrettò a dire Cristina strattonando il piccolo.
– Chiedi subito scusa al signore Lele, lo sai che non si fa così, vero?
– No! – replicò con decisione il piccolo.
– Lasci stare, è piccolo – disse l’uomo comprensivo.
– No, io sono grande – affermò il bambino.
Cristina gli mollò uno scapaccione. Era la prima volta che lo faceva.
Il piccolo la fissò spaventato, con gli occhi increduli e già colmi di lacrime.
– Scusa piccolo – disse subito lei, chinandosi su di lui e abbracciandolo.
Lo prese in braccio, salutò l’usciere e si diresse verso il suo ufficio, sperando che nessuno facesse troppa attenzione al piccolo clandestino.
– Buon giorno Cristina – la salutò Maggy, la sua dirimpettaia – chi è questo piccolo?
Maggy era stata assunta un mese prima di lei, con un contratto a tempo determinato e pure lei sperava in una riconferma. Erano loro due che si giocavano il posto di lavoro. Difficilmente avrebbero assunto entrambe, una sola di loro era destinata a restare.
Cristina sapeva che Maggy non perdeva occasione per metterla in cattiva luce e la presenza di Lele in ufficio era come un calcio di rigore regalato all’avversario, un clamoroso autogol.
– È mio figlio, oggi deve stare con me – disse semplicemente, entrando subito in ufficio e chiudendo la porta.
– Ora tu ti metti qua, buono buono e mangi il tuo ovetto, poi giochi con la sorpresina, va bene? – disse spogliandolo e mettendolo a sedere sul piccolo divanetto nero, posto di fronte la sua scrivania.
– Va bene – acconsentì Lele.
Cristina era sollevata dall’accondiscendenza di suo figlio, ma sapeva che sarebbe durata poco. Il tempo di mangiare il cioccolato e giocare un po’, ma poi…
Bussarono alla porta e prima che lei potesse chiedere chi era, l’anta si spalancò.
Sulla soglia comparve la figura alta e snella del direttore d’agenzia, Roberto Cacia.
– Ciao Cristina – disse con tono neutro – cos’è questa storia di tuo figlio?
La megera se l’era già cantata, pensò immaginandosi la faccia soddisfatta di Maggy nell’ufficio accanto.
– Ecco, c’è stato un contrattempo con la scuola e…
– Vieni nel mio ufficio per favore! – la stoppò lui perentorio, richiudendo la porta.
– Tu non ti muovere da qua, va bene, la mamma torna subito – disse a Lele prima di uscire.
In condizioni normali avrebbe chiesto a una collega di badare a lui, ma in quell’ufficio era come stare sul ring. Erano tutti avversari, tutti contro tutti e tutti pronti ad approfittare di ogni debolezza o mancanza dei colleghi per salire un gradino nella gerarchia interna, un gradino verso un posto a sole.
Cristina entrò nell’ufficio di Roberto e richiuse lentamente la porta.
– Mi deludi Cristina – esordì il direttore – sto facendo di tutto per assicurarti quel posto e tu che fai, ti porti il marmocchio?
– Scusami Roberto, ma oggi non sapevo proprio come fare, c’è stato un problema a scuola e non sono riuscita…
– Lo so – la interruppe lui – i problemi fanno parte della vita e bisogna saperli affrontare e risolvere in fretta. Questo è anche lo spirito di quest’azienda, se non riesci a risolvere uno stupido problema familiare, come pensi di affrontare quelli che ti si presenteranno a lavoro?
– Lo so, lo so, scusami ancora, prometto che è la prima e ultima volta.
– Ok, ok, torna a lavoro, ci vediamo dopo – disse lui accomiatandola, apparentemente più sereno.
Appena fuori dall’ufficio, Cristina richiuse piano la porta, si appoggiò con le spalle al muro e tirò un lungo sospiro di sollievo. Pensò che era andata molto meglio di quanto si aspettasse e che forse quell’imprevisto non avrebbe compromesso il suo futuro in azienda.
Stava pensando a quelle cose quando uno schianto tremendo giunse dal suo ufficio.
– Lele – disse ad alta voce, precipitandosi nella sua stanza.
Il bambino era seduto per terra e piangeva, accanto a lui i cocci di un vaso che conteneva dei fiori finti.
– Ma che hai combinato? – disse lei avvicinandosi.
Lele prese a piangere ancora più forte.
– Problemi? – domandò Maggy affacciandosi all’uscio.
Ecco l’avvoltoio, pensò Cristina vedendola spuntare dalla porta.
– No, tutto bene, grazie.
– Ok – rispose l’altra sorridendo e allontanandosi.
– Ti avevo pregato di stare fermo – lo rimproverò Cristina, sollevando il piccolo e mettendolo a sedere sul divanetto.
Cominciò a raccogliere i cocci del vaso e il telefono prese a squillare.
– Un momento… cazzo! – esclamò, come se chi fosse dall’altra parte della cornetta potesse sentirla.
– Un momento cazzo – ripeté Lele.
– No a mamma, questo non si dice.
– Ma tu lo dici – replicò il bambino.
Cristina afferrò la cornetta, ma troppo tardi, il segnale di libero annunciò che l’interlocutore si era stufato di aspettare.
– Fottiti – disse a bassa voce, facendo attenzione a non farsi sentire.
Diede un foglio e un pennarello a Lele, nella speranza di tenerlo occupato per un altro po’ di tempo.
Si mise a sedere e finalmente cominciò a lavorare al computer.
Trascorsero poco meno di dieci minuti, quando la voce irritata di Roberto riecheggiò nel corridoio, scandendo il suo nome.
Lei si precipitò di fuori, verso l’ufficio dell’uomo.
– Dimmi! – disse andandogli incontro.
– Dimmi un cazzo! – esclamò fuori dai gangheri – ma dove cazzo eri finita?
– Da nessuna parte, ero in ufficio.
– E allora perché non hai risposto a Respighi, te ne occupi tu no?
– Sì, ma non ho fatto in tempo.
– Ma il telefono ce l’hai sulla scrivania no?
– Sì, ma Lele ha fatto cadere un vaso ed io…
– Me ne fotto di cosa ha fatto tuo figlio, ti paghiamo per lavorare e non per fare la baby sitter, chiaro? Il vecchio ha chiamato me ed era furioso.
– Scusami Roberto, ma io oggi…
– Basta scuse, prendi tuo figlio e smamma per favore.
– Grazie, recupero tutto domani e…
– Ma che hai capito? – la interruppe lui, avvicinando la sua faccia a quella di Cristina. – Devi andartene, non per oggi, ma per sempre. Sei fuori!
Voltò le spalle e tornò nel suo ufficio sbattendo la porta.
Cristina restò immobile a fissare il vuoto, mentre ancora le risuonavano nelle orecchie le parole pronunciate dal suo capo.
Era la fine di un sogno, la fine della sua vita. Che cosa avrebbe fatto adesso?
Non riuscì a trattenere una lacrima che indolente le scivolò sulla guancia. Tirò su col naso e lentamente tornò nel suo ex ufficio.
– Dai Lele, infila il giubbino che ce ne andiamo – disse calma, recuperando l’indumento dall’attaccapanni a muro.
Il bambino aveva obbedito senza protestare, felice di lasciare quel posto pieno di divieti. Si era lasciato vestire senza storie.
Anche Cristina aveva infilato il giaccone e mano nella mano a suo figlio si era avviata verso l’uscita.
– Mi spiace – sussurrò Maggy affacciandosi alla porta.
– Grazie – mormorò lei senza nemmeno guardarla.
Lele le stringeva forte la mano, mentre attraversavano il lungo corridoio che portava all’ascensore.
Cristina camminava piano, guardando dritto davanti, con la testa sgombra da ogni pensiero, con l’animo leggero dell’inconsapevolezza e dell’impotenza.
Il pullman era vuoto, si era messa a sedere a uno degli ultimi posti, con Lele in braccio.
Guardavano entrambi fuori dal finestrino, le macchine che li superavano, i negozi, la città che continuava a muoversi attorno a loro, poi gli alberi del parco, qualcuno che correva, altre macchine.
Quando scesero il bambino la strattonò in direzione di casa, ma lei invece lo tirò dalla parte opposta.
– Andiamo a fare una passeggiata prima di tornare a casa – disse freddamente.
Lungo la strada si fermò a un tabacchi e comprò un altro ovetto di cioccolato a suo figlio, poi camminarono lentamente verso il parco.
Sul lungofiume, che tagliava in due la città, Cristina si fermò.
Sollevò Lele e lo mise a sedere sul parapetto, lei fece lo stesso.
– Guarda mamma, è una barchetta? – domandò il piccolo, indicando qualcosa che galleggiava sull’acqua scura.
– Sì, è una barchetta – confermò lei, senza nemmeno guardare.
– No, non è una barchetta – la corresse sorridendo il bimbo.
Cristina fissò l’acqua che scorreva a una decina di metri sotto i loro piedi.
Con una mano teneva saldamente il giubbino di Lele, con l’altra era lei stessa aggrappata a quel muretto, con le gambe a penzoloni nel vuoto.
– Ci venivo sempre con il tuo papà – disse sorridendo amaramente.
– Papà? Dov’è il mio papà? – domandò il piccolo guardandola.
– Non c’è più – rispose lei, stringendosi nelle spalle.
– E dov’è andato?
– Lontano, in un’altra città.
– E non viene da me?
Cristina scosse la testa, fissando il piccolo nei suoi occhi grandi e scuri, l’unico ricordo che le restava del padre.
– Non mi vuole bene il mio papà?
Lei non rispose e non riuscì a trattenere le lacrime, ma si voltò dall’altra parte per non farsi vedere piangere.
– Non vuole bene nemmeno a te? – chiese ancora suo figlio.
L’acqua si muoveva veloce sotto i loro piedi. Era scura, schiumosa nei punti dove si formavano piccoli mulinelli. Rami e immondizia ci galleggiavano sopra, bottiglie di plastica, lattine e spazzatura erano depositate lungo gli argini.
“Un brutto posto per morire”, pensò Cristina.
Si sporse un po’ per valutare meglio l’altezza, per stimare se era abbastanza per dire “basta”.
Si mosse ancora un po’, arrivando al limite. Solo la mano che faceva presa sul muretto le consentiva di non perdere l’equilibrio.
Tirò a sé il piccolo e lo strinse.
Guardò ancora una volta in basso, chiuse gli occhi e tirò un lungo respiro.
– Io però ti voglio bene e non me ne vado – disse il piccolo guardandola.
Cristina allentò la presa sul muretto e strinse ancora più forte Lele, riaprì gli occhi, pianse e  con un balzo si mosse.
– Dai, andiamo a casa che preparo da mangiare tante cose buone.
– Ti voglio bene mamma!
E s' incamminarono verso casa. Lele a Cristina mano nella mano, per sempre.

lunedì 6 maggio 2013

Alcuni commenti da parte dei lettori

Ecco alcuni dei commenti sul libro pervenuti attraverso diversi strumenti all'autore.
d. Emanuele
Complimenti! Ho appena letto il suo libro ( in due giorni!). Mi ha catturato il suo stile e la sua trama. oltre che il racconto mi ha colpito l'insieme dei messaggi che ho potuto intuire. La possibilità di riscatto di Emanuele ( che tra l'altro è mio omonimo) grazie alla fiducia di persone che hanno creduto in lui è nella sua capacità di trasformazione. L'andare oltre le apparenze riguardo a Angela, perché "Dio guarda il cuore, l'uomo ciò che appare...". La grettezza di certa gente che odia i propri simili solo perché sono diversi per cultura o religione... L'incapacità a guardare oltre ciò che è superficiale che si contrappone al coraggio del protagonista e dei suoi amici che, spinto dalle occasioni che la vita offre, riesce a cogliere e narrare " il sole che sta al di là della stanza buia" dei nostri pregiudizi e degli schemi mentali. Grazie Rocco Papa per la speranza che hai riacceso con le tue parole. Ti prego, continua a scrivere...
 
Brunella Caputo
Non so fare recensioni. Io sono solo una lettrice. Non so fare interviste, non sono un giornalista, faccio teatro. Posso però dirti, sinceramente, che il tuo libro è bello, proprio bello. Mi ha tenuta incollata, la sera a letto. Era tanto che non leggevo a letto. Tanti scrivono, oggi. Non tutti si fanno leggere. La storia è intrigante ed emozionante. La scrittura è semplice e arriva al cuore. Io faccio una lista dei libri che prima o poi rileggerò, quindi...Da lettrice, grazie.  
 
Giuseppe Celletti
Complimenti, complimenti e tante volte ancora! Ho letto il tuo libro e mi è piaciuto molto, te lo dico in maniera molto sincera e non per compiacerti. Io non sono nè un critico letterario, nè uno storico ma solo un very normal people che ama leggere, che crede nella lettura come momento di riflessione, di crescita ma anche di relax. Nel tuo libro ho trovato tensione, amore, amicizia, gioia e dolore, suspance ecc., in un mix di emozioni che ti legano al libro in maniera feroce. L'altra notte sono stato sveglio fino alle 2; non vedevo l'ora di finire per scoprire l'epilogo della storia, naturalmente a sorpresa. Ti saluto ed ancora complimenti! Ciao, Giuseppe. P.S.: non sono bravo a scrivere come te, ma spero di aver reso le mie sensazioni.  
 
Milva Carrozza
mi mancano 5 pagine e ho finitomi chiederai perché non l'ho finito?perchè l'ho letto stanotte e l'ho portato con me all'Agenzia dell'Entrate stamattina e quando è arrivato il mio turno mancavano solo 5 pagine,non vedo l'ora di finirlo.Mi ha emozionato, incuriosita e come dicevo nella presentazione su fb, il libro che non t'aspetti.Complimenti  
 
Giuseppe Foscari
Posso anticiparti che il romanzo mi è piaciuto e che lo presenterò con vero piacere! A domani sera!  
 
Iannozzi Giuseppe
Ciao Rocco, E' una bella storia, ben costruita, che si regge in piedi da sola. Il tuo stile è limpido, con qualche giustificato flashback. Mi è piaciuto e molto anche. Non l'avevi forse capito? 
 
Eduardo Scotti
ho letto e mi è piaciuto tanto 
 
Giovanna M.
Finito... bellissimo... però l'avevo detto che il neonato ebreo era importante...  complimenti! Aspetto con ansia il prox  

Mirella S.
Ciao Rocco, sto tornando da Milano e, grazie a queste ore trascorse in treno, ho avuto finalmente modo di leggere il tuo libro:-)! Bello, avvincente! Impossibile non leggerlo tutto d'un fiato! Complimenti! Mirella.  
 
Massimo G.
Ho finito di leggere il tuo libro, sapevo che non stavi bene, ma tu tien a guerr n'cap. Complimentissimi è davvero bello.  
 
Tancredi F.
Rocco, complimenti davvero! Ho letto il libro che mi ha preso fino alla fine. Bella storia con giusta dose di mistero e sorpresa finale. Mi hai ricordato Zafon, ma il tuo testo, al contrario, non si lascia facilmente. Ad maiora!!! Tancredi
 
Servizio Lettura incrociata (Micol Borzatta)
Recensione romanzo I giorni del male
Racconto molto ben strutturato che si legge tutto d’un fiato. La trama è ben organizzata e rapisce il lettore dall’inizio alla fine. I personaggi sono ben descritti, hanno un’anima e un corpo ben definito che alla fine della lettura lasciano al lettore un senso di vuoto come se avesse appena salutato dei vecchi amici. I luoghi sono descritti approfonditamente ma non pesantemente e la narrazione dei tempi riesce a trasportare il lettore dal periodo presente al tempo della Seconda Guerra Mondiale lasciandolo senza fiato come se lo stesse vivendo in prima persona. Ricco di suspance e colpi di scena è scritto bene senza quasi errori se non piccole cose. Un lavoro stupendo a cui vanno tutti i miei complimenti.
 
Vito C.
Complimenti Rocco! Il libro è bello, si legge in maniera scorrevole e cattura costantemente  l’attenzione del lettore. Si presta a una duplice lettura: estiva, senza impegno e/o riflessiva, utile anche per brevi spunti meditativi.
Forse questo è anche il maggior difetto del romanzo: si colgono parti e frasi profonde su cui è difficile soffermarsi poiché la trama chiede una conclusione rapida della lettura.
Tuttavia provo a dare qualche spunto interpretativo a partire dalla cosa che mi ha più colpito, tralasciando la curiosità del fatto in sé, che in alcuni casi può destare anche un po’ di perplessità.
Mi pare interessante cogliere una visione religiosa nel testo che si percepisce sin dal titolo. Si parla dei “giorni del male” e la parola “male” su un titolo impressiona davvero. Mi sembra che quel termine possa essere associato al concetto biblico di male, impersonificato in Ulisse e al quale è contrapposto il bene nel protagonista Luca, in Davide, Emanuele, la nonna, il prete…inoltre la religiosità della proposta fa da sottofondo al libro poiché continuamente pone una domanda di senso: chi sono io? Da dove vengo?
A conferma di ciò mi piace notare che il ruolo di Dio non è secondario nella storia e a volte è esplicitamente richiamato. Ad esempio: “Certo che è assurda, ma il fatto che me l'hai raccontata tu per me la rende più vera di me stesso. In fondo nemmeno Dio abbiamo visto, ma ci crediamo fermamente, poiché esiste davvero. Se sono chiuso in una stanza buia, posso sostenere che il sole non esiste solo perché non lo vedo? “
Ma tornando al Bene e al male, il finale è roboante e la visione nella Villa Bolognini ricorda l’inferno. L’incendio che si alimenta è il male che avanza, che crea l’inferno. Alle porte del male e a pochi passi dalla via Nomentana, che ogni volta che è riconquista dai protagonisti è il luogo della salvezza e fa tirare un sospiro di sollievo al lettore, si sviluppa la lotta tra bene e male. Da un lato Ulisse e dall’altro Luca, il prete e il personaggio misterioso che come un angelo ha salvato più volte il protagonista incoraggiandolo a proseguire nelle ricerche per conoscere se stesso. Quest’ultimo è un convertito, un pentito e per questo si schiera dalla parte del bene. La lotta si chiude con la visione di Ulisse tra le fiamme (dell’inferno), la “pura” Clara al di sopra di esse (in Paradiso) e con Luca e il prete (guarda caso un prete) salvi sulla via Nomentana. Così il Bene trionfa sul Male (sottotitolo che ben si adatterebbe al felice titolo scelto).
D’altronde sia il prete (don Pietro) che il convertito sono gli unici ad incoraggiare Luca a percorrere la via della verità, per aiutarlo a conoscersi davvero, per togliere la nebbia sulle sue origini. Ed è questo proprio l’atteggiamento di Chi ama: rischiare la vita per il vero e non vivere nella certezza di una bottega antiquaria senza mettersi in gioco, nell’anonimato.
A questi personaggi si accosta Emanuele (il Dio con noi) che si comporta proprio come Colui che aiuta Luca a scoprire se stesso costantemente. La sua presenza è continua e forte, dà sicurezza alle ricerche di Luca, gli dà fiducia e lo sostiene nella “follia per la Verità”.
Infine c’è Angela, l’angelo dal quale si rifugia e con la quale trova i momenti di ricarica

venerdì 3 maggio 2013

I giorni del male. Un viaggio nel mistero alla ricerca della verità

I Giorni del male. Il nuovo romanzo di Rocco Papa.
Quasi Primavera, Roma 1960, in punto di morte una donna confessa a Luca, un ragazzo di diciassette anni suo vicino di casa, un orrendo delitto, commesso poco prima che la città fosse liberata dall'occupazione nazista. Quella confessione e due foto, appartenute alla donna, cambieranno per sempre il corso della vita di Luca, che intraprende un difficile viaggio alla scoperta della verità. Verrà scaraventato in un mondo di intrighi e misteri, incrociando il suo cammino con quello di personaggi misteriosi e ambigui e spinto dalle visioni delle vittime di quel crimine. Dal passato iniziano a emergere storie di violenze familiari, di amori impossibili, di lealtà assoluta a un ideale, di amicizie, di follia omicida, e quell'orrendo segreto che non sarebbe mai dovuto venire a galla, e che qualcuno sta provando a nascondere con tutti i mezzi. Una storia nel corso della quale Luca scopre il significato profondo dell'amicizia e per la prima volta s'innamora; una storia nel corso della quale Luca ritrova a poco a poco inquietanti consonanze con la propria vita; una storia che lo condurrà alla scoperta di una verità, ben diversa da ciò che si aspettava.

mercoledì 20 marzo 2013

I prossimi appuntamenti con "I giorni del male"



I PROSSIMI APPUNTAMENTI CON "I GIORNI DEL MALE"
 

24 aprile, Cava de' Tirreni, Mediateca Marte, presentazione;

27 aprile, Salerno, (luogo e ora da definire), presentazione a cura del Centro italiano femminile;

23 giugno, Conca dei Marini, 7a edizione di incostieraamalfitana, festa del Libro del Mediterraneo


mercoledì 27 febbraio 2013

"I giorni del male" per la terza settimana in classifica

Per la terza settimana consecutiva "I giorni del male" è in classifica alla feltrinelli di Salerno tra i libri più venduti. Un grande successo per il libro di un esordiente, edito da una piccola casa editrice. Sicuramente uno stimolo a impegnarmi ancora di più a far conoscere il romanzo non solo a Salerno. Vi preannuncio le prossime presentazioni, anche se le date sono ancora da definire, così come alcune location.
 
- Tra marzo e aprile al Forum dei Giovani di Bracigliano;
- Ad Aprile presso il Centro Italiano femminile di Salerno;
- Sempre ad Aprile presso la Libreria Mondadori di via Piave a Roma;
- Il 23 giugno nell'ambito della Festa del Libro in Mediterraneo 2013 che si terrà in Costiera Amalfitana
 
in via di definizione
 
- Incontroicon l'autore, presso la Mediateca Marte di Cava de' Tirreni.
 
Per quanti hanno letto il libro, mi farebbe molto piacere avere un vostro parere, magari scrivendolo come commento oppure cliccando qua
 

sabato 23 febbraio 2013

Intervista di Rocco Papa sul quotidiano La Città di Salerno

SALERNO. Accade raramente che il libro di un esordiente scali la classifica dei bestseller per diventare il più venduto presso il megastore Feltrinelli di Salerno. E’ successo al salernitano Rocco Papa, giornalista e scrittore, con il suo "I giorni del male".Un piccolo caso editoriale?«Non so che dire. Certo il libro è passato dal terzo al primo posto a distanza di due settimane dall'esordio in libreria».Pare che già la presentazione del volume sia stata un po’ in controtendenza…«Si. La saletta della Feltrinelli era stracolma, con tanta gente in piedi. Nella stessa serata della presentazione, in libreria hanno venduto tutte le copie a disposizione, un centinaio. Se avessimo immaginato un tale consenso, una tale risposta non solo in termini di presenze, ne avremmo portate di più».Eppure la trama al centro del suo libro non è delle più facili…«Non è una semplice storiella d’amore».E' vero che non ha pagato nemmeno un euro per la pubblicazione del libro?«È vero non ho pagato nulla. Per me una prima gratificazione sta già nella pubblicazione: la casa editrice ha scommesso su di me ed ha creduto nel mio libro».Internet può aiutare la diffusione del libro cartaceo?«Si tratta di uno strumento di promozione formidabile».Se prima i buoni libri si diffondevano attraverso il passaparola dei lettori, adesso lo stesso è amplificato dalla rete?«Non solo. Il web, attraverso per esempio i social network, è utilissimo e veloce. Facebook, Google e Alteo sono ormai fondamentali per la promozione; anche per riuscire a organizzare un evento. Mi piace anche dialogare con i miei lettori».Che effetto fa stare sugli scaffali insieme a Ken Follett o Umberto Eco?«In una intervista tv ho parlato di gioia effimera perché sono consapevole che, a meno di colpi di fortuna, non resterò per molto tempo in classifica accanto ai big. Ma è comunque una strana sensazione, piacevole».Questa non è proprio la sua prima prova di scrittura, ci sono stati dei precedenti.«Nel 2006 ho pubblicato con Ennepilibri un giallo Il sangue dei Primi, mentre nel 2009 il mio racconto Il Caffè di Emma è stato inserito nell’antologia di Cose e parole della Giulio Perrone Editore».Sta già scrivendo un altro libro?«Si ho già in mente una nuova storia, ma è ancora in fase embrionale, potrebbe essere anche il sequel de I giorni del male. Si vedrà. Per adesso penso a questo libro fresco di stampa».Paolo Romano

lunedì 18 febbraio 2013

"I Giorni del male", il libro più venduto a Salerno

Volendo  si potrebbe parlare di "piccolo" caso editoriale per la nostra città ma, come confermato dal vice direttore della Feltrinelli di Salerno, non è accaduto quasi mai che il libro di un esordiente scalasse la classifica per piazzarsi al primo posto dei libri più venduti in città. E' successo al romanzo "I giorni del male", edito da Cicorivolta, del giornalista e scrittore salernitano Rocco Papa, che è passato dal terzo al primo posto a due settimane dall'esordio in libreria. Un successo che segue quello della presentazione, tenutasi l'11 febbraio, quando oltre cento persone invasero i locali della Feltrinelli in c.so Vittorio Emanuele per assistere al lancio ufficiale dell'opera. Un'affluenza che colse di sorpresa gli organizzatori, tanto che molti dei convenuti non poterono acquistare una copia del libro, visto che quelle a disposizione della libreria andarono esaurite in pochissimo tempo.

Un bel successo per uno scrittore salernitano che ha avuto la soddisfazione di staccare mostri sacri della scrittura, tra i quali il conterraneo Diego De Silva, il cui successo però si allarga ben al di là dei confini cittadini.

domenica 17 febbraio 2013

Brano tratto dal romanzo I giorni del male

Le nostre visite al cimitero erano mensili e mai di domenica o nei giorni festivi. Andavamo in tram e poi, a passi lenti, attraversavamo i viali del cimitero, passando accanto alle tombe di personaggi famosi e conosciuti.
Non erano semplici sepolture, ma veri e propri monumenti a ciò che erano stati in vita, a quello che avevano fatto, alla loro vanità o forse più a quella dei parenti che gli erano sopravvissuti. Guardavo sempre con meraviglia e stupore quelle pietre dalle forme più diverse, chiedendomi se avessero valore nell’altra vita, come lo avevano qui in terra.

Rocco Papa: E' nato il mio blog

Rocco Papa: E' nato il mio blog: Salve amici, oggi parte la mia avventura con questo nuovo strumento informativo. Come sapete da poco è stato pubblicato il mio secondo roman...