martedì 22 luglio 2014

Napoli Cultural Classic intervista a Rocco Papa

INTERVISTE ESCLUSIVE NAPOLI CULTURAL CLASSIC: LO SCRITTORE ROCCO PAPA

 22/07/2014

DI CHI PARLIAMO

Rocco Papa - giornalista scrittore premiato per la Sezione Libro Edito IX edizione Premio Internazionale Artistico Letterario Napoli Cultural Classic 
Giornalista di professione, ritiene che lo stile, consono al suo lavoro, influenzi la sua modalità di scrittura quando veste i panni del narratore?
Per quanto mi riguarda ritengo le due cose ben distinte. Certo, l'attitudine a scrivere è un vantaggio. L'esperienza giornalistica influisce, forse, nella sintesi e spesso non è nemmeno detto che sia un bene. Scrivere un romanzo, inventare una storia è un'altra cosa. Non tutti i giornalisti, pur se bravi, possono fare gli scrittore e, chiaramente, viceversa.

Quanto hanno inciso le sue esperienze lavorative sulla scelta delle storie che scrive e sulla preferenza per il genere thriller? 
Le esperienze lavorative direi nulla. Molto hanno inciso le decine di libri che ho letto o i film che ho guardato. Sono affascinato dall'intrigo, dal mistero, dalla soluzione di situazioni complicate. Ma anche da tutto ciò che si agita nell'animo umano, nella parte più buia. Indago quella sottile linea di demarcazione che divide gli uomini dai criminali. La scintilla che scoppia nella mente umana e che trasforma un uomo in un assassino o altro. Mi piace indagare questi misteri, magari per esorcizzare ciò che potrebbe accadere a ognuno di noi. A quante tentazioni resistiamo? E se un giorno dovessimo cedere alla passione, quella negativa, all'ira, alla vendetta, diventeremmo criminali. Potrebbe accadere a chiunque.

La sua avventura nel campo letterario ha avuto inizio nel 2006 con "Il sangue dei primi" e da allora le pubblicazioni si sono succedute, sempre accolte con successo. 

Con quale spirito affronta una nuova storia? Si prefigura già un percorso definito o la vicenda si sviluppa e si conclude prendendole la mano?
A dire il vero sono passati sette anni tra il primo e il secondo romanzo. Non sono molto prolifico, visto che lo scrivere per me è una passione e non un lavoro. Per fortuna ciò che scrivo piace. Non un pubblico vastissimo sul quale fare un sondaggio, visto che le piccole case editrici per le quali ho scritto hanno problemi di diffusione e non solo questi. Ma chi ha letto i miei libri, al netto di amici e parenti, è rimasto contento e credo non abbia pensato di aver buttato i soldi acquistando un mio romanzo. È una bella soddisfazione e mi spinge a continuare. Anche se non è ancora un lavoro, nello scrivere credo occorra, oltre all'ispirazione, anche serietà, metodo e un po' di tecnica. Le mie storie nascono con un inizio e una fine precisi. Il percorso anche è stabilito a grosse linee, poi nel corso dello svolgimento possono intervenire fattori che mi portano a modificare delle cose, ma il linea di massima mi muovo su una trama precisa.

Attualmente è impegnato nella presentazione di "Corte nera", libro in cui è presente con uno dei quattro racconti gialli ambientati nei vicoli del centro storico di Salerno. 

Com'è nata l'idea posta in essere con gli altri tre autori: Tina Cacciaglia, Paolo D'Amato e Piera Carlomagno?
Corte Nera è nata un po' per gioco tra noi quattro che ci divertiamo a scrivere. Poi è diventata una cosa seria fino a essere invitati al Salerno Letteratura. Una bella soddisfazione per quattro salernitani. Molto merito va dato anche al nostro editore Fabio Pinton della Runa Editrice che ha subito creduto nel progetto, quasi a scatola chiusa. È una sfida affascinante resa piacevole dai bravissimi compagni di viaggio che mi affiancano in questa avventura. Tutti giallisti di prim'ordine. Vediamo dove ci porterà,  in fondo il nostro era un modo anche per rendere omaggio alla nostra città che, dal punto di vista noir, non ha nulla da invidiare alle altre. Ci sono storie e storia millenaria, misteri, vicoli, leggende e delitti, tutti elementi per tirare fuori dei bei racconti.

Sei già predisposto a progetti futuri sull'onda di quest'effervescente momento?
Nulla di definito. Ho qualcosa in cantiere, bisognerà vedere se trovo un editore a cui piace. Di certo scrivo e scriverò sempre, perché oltre a leggere è ciò che mi piace di più fare.

centro storico di Salerno

La mia è una bella città e soprattutto vivibile. La vivo come "casa", perché è la mia casa. Ci sono cose da cambiare, cose belle e cose meno belle, ma non è forse così in ogni casa? Il viaggio, invece, per me è sempre stato sinonimo di avventura, a prescindere dalla distanza e dalla meta. In ogni luogo ci sono cose da vedere, da imparare, da gustare. La bellezza è dove vogliamo trovarla. Per me il viaggio è bellezza, ma lo è anche il ritorno.

L' Associazione Napoli Cultural Classic , nel corso della IX edizione dell'omonimo Premio Internazionale Artistico Letterario, in collaborazione con incostieraamalfitana.it, ha premiato il suo libro " Una vigilia di Natale" con la seguente motivazione :

La memoria, se prezioso scrigno di esperienze donateci dal vissuto degli altri, può diventare inesauribile fonte di riflessione cui attingere nei momenti di confusione e smarrimento. 

L'Autore, sensibile nel definire i sentimenti e raffinato nella stesura della narrazione, con incisività psicologica dà voce alle cose, spugne pregne di ricordi da cui estrarre linfa vitale per la proficua rinascita di  trascorse esistenze.

Solo uno dei tanti prestigiosi premi che le sono stati conferiti: come vive tali esperienze?
I premi, è inutile negarlo, fanno sempre piacere. Nella mia breve esperienza ho avuto la fortuna di essere premiato alcune volte e ne sono lusingato. Sul valore dei premi ci sarebbe da discutere. Mi piacciono quelli che poi hanno come finalità la diffusione della cultura e della lettura,  nello specifico. Non mi piacciono quelli che sono solo delle semplici passerelle per gli organizzatori, per appagare il loro ego e la voglia di essere protagonisti. Il Napoli Cultural Classic mi piace, anche perché coinvolge una marea di persone tra scrittori e, ovviamente, lettori o potenziali tali.

Sposato e padre di tre figli: come gestisce i suoi tempi per dare spazio anche agli affetti oltre che al lavoro e alla passione per la Scrittura?
È un casino, passatemi il termine. I bimbi sono ancora piccoli e la mia famiglia ha sempre la precedenza su tutto. Mia moglie è un angelo, di nome e di fatto, e mi aiuta a portare avanti la mia passione. Scrivo di notte normalmente, quando non sono troppo stanco. Io capovolgo la domanda:  il mio impegno è trovare il tempo per il lavoro e la scrittura, dopo gli affetti.

Che valore attribuisce alla Scrittura e alla Lettura nella società odierna e come pensa si possa intervenire per un maggior coinvolgimento della massa, attualmente distolta dalle numerose proposte tecnologiche? Quest'ultime potrebbero essere, viceversa, di aiuto per una presa di coscienza della necessità di coltivare l'aspetto culturale dell'esistenza?
La risposta è scontata. Anche se leggere non equivale a scrivere, ma è immensamente più importante. Ci sono aspiranti scrittori che hanno letto pochissimo: come si fa? Me lo chiedo spesso. Io non ricordo quasi mai il nome dell'autore dei libri che leggo, a parte quelli italiani, ed  è certamente un problema, ma dentro mi resta quello che ho letto, che mi fa maturare nuove cose, nuove idee, nuove sensazioni. Gli Italiani, in particolare, non leggono, ma pretendono di sapere tutto di tutto. Ma come? Con quello che si sente e si capisce dalla tv? Un popolo senza cultura è un popolo senza speranza, perché non sa nemmeno cosa sia la speranza; è un popolo senza bellezza e senza amore, perché non sa cosa siano. Detto questo,  cosa fare? 

Rocco incontra gli studenti

La scuola è l'unica risposta che ho. Gli insegnanti dovrebbero imporre la lettura, però assecondando i gusti dei ragazzi, altrimenti il risultato sarebbe catastrofico. Certe letture si apprezzeranno con il tempo. Io odiavo " I promessi sposi", ma rileggendoli da grande ho cambiato opinione. Ho avuto la voglia di rileggerli, questo è l'importante,  far venire questa voglia, quella di leggere. Sulle nuove tecnologie si dovrebbe fare un dibattito lunghissimo. Commercialmente, per gli scrittori sono un fallimento, ma per gli editori una manna. Per i lettori non cambia nulla: chi non legge, non leggerà,  a prescindere dal supporto.

a cura di Anna Bruno