di Rocco Papa
Quando
veniamo al mondo il nostro corpo è composto per il 75% di acqua,
tale percentuale cala fino al 60 nell'età adulta. Potremmo affermare
che siamo nati per vivere in acqua, annotazione che un po' richiama
il titolo di una canzone di Baglioni, Acqua nell'acqua, scritta in
occasione dei Mondiali di Nuoto a Roma del 1994. Questo, però, non
vuole essere un articolo sull'importanza di un bene così primario ed
essenziale per la nostra esistenza, ma più mestamente il resoconto
di una scoperta che ha cambiato il mio modo di vedere e vivere lo
sport.
In
una famiglia di pallonari, avere un figlio che si intestardisce per
il nuoto, all'inizio è stato un po' uno sbandamento. A dire il vero
è stata mia moglie a spingerlo e spronarlo verso il nuoto. “Fa
bene” è la solita frase che si usa, ma io, a vederlo fare avanti e
indietro: stile, rana, dorso, farfalla, non ci trovavo proprio niente
di divertente. E, per un bambino, lo sport deve essere anche
divertimento. Un bel giorno, quella gloriosa società di nuoto che è
la Rari Nantes Salerno, più giovane solo dell'amata Salernitana in
quanto a età, ci fece sapere che nostro figlio era stato selezionato
per la Pallanuoto. Sempre nuoto era, ma almeno c'era una palla da
spingere in una porta, e già mi parve un compromesso accettabile. Lo
scetticismo durò. Lo vedevo allenarsi assieme a un'altra decina di
“pulcini”, vasca su vasca, solo gambe, solo braccia. Cominciai a
chiedermi come facesse, io solo a guardarlo avevo il fiatone. Poi ci
fu la prima partita e tutto cambiò.
Non
sono mai stato uno di quei padri per i quali il figlio è sempre il
migliore e sono gli altri a sbagliare, anzi, sono sempre stato più
che critico, ma vederlo in acqua, lui insieme ai compagni, giocare,
nuotare, è stata una sensazione unica, indescrivibile. Schizzi
d'acqua in faccia, mani a trattenerti, spingere, scalciare, lottare,
vincere un minuto e perdere quello dopo e alla fine sempre il sorriso
sulle labbra, a bordo vasca, a stringere la mano agli avversari.
La
pallanuoto è fatica, è sudore, anche se non si vede, perché
proprio com'è per i nostri corpi, è solo acqua e sale che si
scioglie in altra acqua. La Pallanuoto è sacrificio e passione. Non
ci sono prospettive, che a volte sono molto più dei genitori che dei
ragazzi, di stadi pieni, stipendi da favola. L'unica prospettiva è
lo sport, il divertimento e la salute. Perché alla fine è vero, lo
sport fa bene, il noto anche di più.
E
lo spettacolo è anche quello che non si vede, quello che accade
sotto il pelo dell'acqua delle piscine piastrellate di un blu
artificiale: la lotta contro gli avversari, la lotta contro un
ambiente che, in fondo, non è quello naturale per l'uomo, anche se
siamo fatti di acqua. È ciò che passa nella testa di ogni ragazzino
quando ha il pallone tra le mani e non basta calciarlo via, perché
deve sforzarsi di restare a galla, guardare i compagni, difendersi
fisicamente dall'avversario, respirare e non lasciarsi sfuggire la
palla viscida, insidiosa. È uno sport per tutti, ma non tutti
possono praticarlo. Ci vuole voglia, passione, sacrificio e valori.
Aiuta a crescere, a contare sui compagni, a difendersi, che oggi non
è poco, e a non esaltarsi nella vittoria, e a non deprimersi nella
sconfitta, perché in fondo è un gioco, e lo sarà anche se arrivi
in serie B, in serie A. Non ci saranno mai gli ottantamila a
inneggiare il tuo nome, ma ci sarai sempre tu e l'acqua, una sfida
continua, una sfida nella sfida, perché è quella la prima da
vincere, poi ci sono gli avversari.
E
ci vuole passione per nuotare, forza, vigore, concentrazione, e lo
stesso vale anche per chi tiene in piedi la baracca. La nostra città,
purtroppo, non è fatta per chi vuole fare sport. Strutture
fatiscenti o inadeguate, gestite così e così. Lo sa chi fa calcio,
lo sa chi fa basket o pallavolo, lo sa ancora di più chi fa nuoto o
pallanuoto. Anche perché gestire una piscina è un filino più
complicato che tenere un paio di campetti o una palestra. Le
istituzioni, ma non è una novità, hanno altro a cui pensare e
allora ci si arrangia con ciò che si ha, facendo di necessità virtù
e di virtù passione. Solo una smisurata passione può spingere
qualcuno a mettere su una struttura, una squadra di nuoto o
pallanuoto. Battersi contro difficoltà oggettive e non mollare
tutto.
Un
aspetto da non sottovalutare, è che difficilmente i ragazzini che
sono in acqua si accorgono o sentono le grida sguaiate dei genitori.
Non ci sono reti attaccate al campetto sulle quali aggrapparsi e
inveire contro arbitro e avversari, non ci sono padri convinti di
tenere in casa i nuovi Messi e Ronaldo. C'è passione, comunque,
animazione, tifo, qualche parola grossa vola lo stesso, ma là,
nell'acqua, quei ragazzi sono solo una squadra, estranei a tutto,
immersi in una logica che da fuori, all'asciutto, non si può capire.
Eppure,
lo so che non c'entra niente, Salerno è una città di mare e che del
mare ha vissuto e vive. I nostri figli sono nati con il sale sulla
pelle e con l'odore dell'acqua che sarebbe dovuto essere come quello
di casa. Non è così, lo so, non c'entra nulla con le strutture, le
piscine, quelle sono cose di uomini, di politici, di buon senso. Non
c'entra nulla, ma non si può vivere solo di pallone.
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