giovedì 4 febbraio 2016

Porto, il grande scippo che ferisce la nostra essenza (da La Città del 3/2/2016)

Porto, il grande scippo che ferisce la nostra essenza

di Rocco Papa


Ci sono città che hanno un rapporto viscerale con il mare. Salerno è, o forse era una di queste. Un rapporto così intimo da costringere quasi i suoi abitanti a non allontanarsi mai troppo da quell'elemento, dal mare, dal sale sulle labbra quando c'è vento, dal rumore della risacca o delle onde che si infrangono con violenza sugli scogli, quando il cielo è così grigio e l'orizzonte fonde insieme l'aria e l'acqua. 
Una simbiosi, un polmone supplementare per chi è nato e cresciuto in una città di mare. Quando siamo lontani resistiamo poco. Almeno è ciò che capita ed è capitato a me quando, per motivi di lavoro, ho dovuto lasciare momentaneamente Salerno. In giro per la Campania ci chiamano "pisciaiuoli", sfottò nato sui campi di calcio, ma che racchiude in sé una grande verità, perché dal mare Salerno nel corso dei secoli ha tratto sostentamento. La pesca, grazie a un Mediterraneo fecondo, era la fonte di sussistenza di migliaia di famiglie.
Le donne, avvolte negli scialli neri, quando il cielo prometteva tempesta, accendevano ceri alla Madonna perché i loro uomini tornassero sani e salvi dal mare. Le lunghe attese a guardare quell'orizzonte minaccioso, e nel cuore l'ansia di vedere spuntare un puntino che si trasformava in paranza man mano che si avvicinava. E gli uomini, robusti e con i visi scavati dal sole e dal sale, con le mani segnate dalla fatica, attaccati a quella pesca, ansiosi di fare ritorno e di barattare il loro pesce con il pane quotidiano. Era questa Salerno, non solo questo, ma soprattutto mare.
Oggi, purtroppo, la sensazione è che questo rapporto non è più lo stesso. Un po' per il mutare dei tempi, un po' anche perché ormai a Salerno di salernitani "veraci" ce ne sono pochi, e quindi questa simbiosi si è un po' allentata. E mettiamoci pure che nel corso dei decenni questo nostro mare è diventato una cloaca, qualcosa da guardare da lontano, in cartolina, ma difficile da vivere.
Resta il fatto che Salerno è una città di mare e di mare può e dovrebbe vivere, ecco perché sono indignato da quanto sta accadendo all'unica vera grande azienda salernitana: il porto commerciale. Il porto è l'unico comparto della nostra città che ha sempre funzionato e che, nel corso degli anni, ha tenuto un trend di crescita positivo. È l'unica "azienda", o accorpatore di aziende, che può vantare imprenditori seri e veri, che dà lavoro a centinaia di persone senza contare l'indotto. Al momento rappresenta l'unica fideiussione che la città può spendersi a livello industriale, quando tutto il resto è fallito miseramente e ormai, giustamente, si punta sul turismo e su altro.
Accorpare lo scalo salernitano a quello di Napoli, che versa in condizioni disastrose, è come mettere una mela buona in un cesto di mele marce. Non me ne vogliano gli amici napoletani, ma purtroppo è così, e questo perché in tutti questi anni c'è stata una cattiva gestione dello scalo che avrebbe dovuto essere, per posizione e grandezza, a livelli nettamente superiori.
Il porto di Salerno, invece, nonostante gli immensi problemi logistici, dovuti a una localizzazione scellerata avvenuta negli anni settanta (farlo in litoranea sarebbe stato meglio), si è imposto nel silenzio e con il lavoro serio degli operatori portuali. Ricordiamo che solo sei anni fa, a luglio 2010 a Lisbona, il porto di Salerno fu nominato miglior porto europeo per movimentazione merci e passeggeri rispetto allo spazio disponibile.
Ecco, adesso tutto questo lo si vuole cancellare, accorpando la direzione degli scali a Napoli. Proprio ciò che avviene tutti i giorni in Italia: ciò che funziona viene smembrato, cambiato; ciò che non funziona viene premiato. Si tratta di una decisione governativa, ma la cosa non tranquillizza, anzi, visto come vanno le cose, a me non pare che questo Governo ne abbia azzeccate molte di decisioni. Ma quali saranno le conseguenze?
Gli operatori salernitani, imprenditori che da decenni hanno investito tutto nel nostro scalo, temono a ragione un ridimensionamento a favore dello scalo partenopeo. Pensate solo alle navi da crociera. Da Napoli potrebbero decidere di non farle più attraccare a Salerno e dirottarle tutte nel capoluogo, così addio turismo. Perché non dovrebbero farlo?
Ciò che nel porto di Napoli non ha funzionato fino a oggi sono stati proprio i dirigenti, l'Autorità, e il Governo che cosa fa? Dà a questa Autorità il potere di decidere, e forse rovinare, anche su altri scali come quello di Salerno, che fino a oggi hanno funzionato alla grande. Per questo motivo noi salernitani dovremmo stringerci intorno agli imprenditori del nostro scalo, intorno al porto, e protestare contro questa assurda decisione, prima che sia troppo tardi.

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