giovedì 30 luglio 2015

Francesco che salvò i pesciolini del chiostro

C'è un posto, in città, dove il tempo scorre piano, scandito dai tocchi discreti di una campana. Per nove o dieci mesi all'anno è immerso nel silenzio e vi si aggirano figure silenziose e meditative di monaci in lunghi sai marroni. Il chiostro della Chiesa dell'Immacolata si affaccia sulla città, ma è come se ne fosse fuori, sospeso in uno spazio e un tempo parallelo. Quando sboccia luglio, e le scuole sono chiuse, tutto si trasforma. Il silenzio è rotto dalle voci chiassose di alcuni ragazzini, che attentano alla meditativa pazienza dei monaci con i loro giochi. Sono per lo più le nonne a portarli in quel luogo perché... ci sono tanti perché e sarebbe lungo elencarli tutti, ma basta sapere che è un ritrovo essenziale, fondamentale nel cuore della città.
E' una giornata di fine luglio, calda, che anche le pietre sudano, le piante agognano qualche cane per ricevere un po' di ristoro, l'acqua della vasca posta al centro del chiostro ribolle.
Nel chiostro, sei o sette ragazzini si rincorrono gridando, le nonne chiacchierano, i frati pregano e fuori la città si muove lenta, trattenuta da un invisibile muro di calore e afa. La figura dinoccolata di un frate si affaccia nel chiostro e a passi lenti si avvia verso il centro del quadrato, delimitato dal portico del convento e da aiuole con alberi da frutto e palme.
La grande vasca, nella quale nuotano pesci rossi grossi come tonni e tartarughe marine, geneticamente modificate dai continui fuori pasto che i bambini gli regalano, compreso gomme da masticare, patatine e noccioline pralinate, deve essere pulita. Tutto si ferma, cala il silenzio, il gruppo di mocciosi si avvicina al frate con curiosità. Il monaco, incurante, riempie due secchi d'acqua nei quali metterà i pesci e le tartarughe durante la pulizia della fontana. Il livello dell'acqua della vasca comincia a calare, i pesci prendono a nuotare frenetici avvertendo l'imminente pericolo. Le tartarughe sono tranquille, loro possono stare anche fuori dall'acqua, e fissano i pesci rossi con occhi immobili e una strana malizia.
Poi accade qualcosa, il monaco è richiamato all'interno del convento e scappa via.
I bambini cautamente si avvicinano alla vasca. I loro occhi si spalancano quando vedono il livello dell'acqua che continua a scendere. I pesci sbattono impauriti con le pinne sulla pietra, tra poco non ce ne sarà più.
Una delle tartarughe, sentendosi al centro dell'attenzione, ben decide di muoversi. Con lenta determinazione si avvicina a uno dei pesci, che ormai si agita in un dito d'acqua, gira la testa prima a destra e poi a sinistra, come per accertarsi che tutti la guardino, spalanca la bocca e con un colpo secco stacca la testa del malcapitato pesce rosso.
Nell'aria il silenzio viene rotto da un "ohhhh" di orrore e i bambini simultaneamente fanno un passo indietro. Ma si sa, l'orrore viene presto soppiantato dalla curiosità, e tutti si riavvicinano a guardare.
Poi tutto avviene in fretta, voci, grida, bambini e nonne provano a richiamare l'attenzione dei monaci per evitare la strage di pesci, che ormai affogano senza acqua, con le tartarughe trasformatesi in un branco di squali, tutte pronte a seguire l'esempio della temeraria compagna.
Nella confusione generale, uno dei bambini, tal Francesco, si guarda intorno in cerca di una soluzione, che si materializza alla sua vista sotto forma di un lungo e sottile serpente giallo: la pompa con la quale i monaci innaffiando le aiuole. Ne prende una cima e con fatica prova a trascinarla verso la vasca. Gli amichetti, che la mente dei bambini è sempre più svelta di quella dei grandi, corrono ad aiutarlo. Un altro si occupa di aprire il rubinetto. La pompa cala lenta nella vasca e l'acqua prende ad arrivare e a bagnare i pesci, che riprendo fiato e si agitano con più vigore. Con una lentezza mortale il livello sale di qualche centimetro, ma lo scarico è ancora aperto e il liquido scorre via con la stessa velocità con la quale arriva.
Il monaco di prima, richiamato dal trambusto, arriva a passo svelto a chiudere lo scarico, così i pesci riacquistano un po' d'acqua per muoversi, e soprattutto per allontanarsi dalle tartarughe, che per anni avevano considerato anonime vicine di casa, innocue coinquiline di quello spazio liquido. Forse il rapporto tra tartarughe e pesci rossi, nella vasca del chiostro, non sarà più lo stesso.
Questa è la breve storia di Francesco, che con una pompa e l'aiuto degli altri bambini dell chiostro, ha salvato i pesci della vasca, in un caldo giorno di luglio, giorno di pulizie della fontana.

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