giovedì 15 settembre 2016

Quando ci bastava solo un pallone (da La Città del 24/7/2016)

di Rocco Papa

(illustrazione di Licio Esposito)

Io sono di quella generazione che basta che c'era un pallone. La nostra vita di ragazzini e poi di adolescenti, girava intorno a un pallone, era l'unica fonte di gioia vera. Un piccolo cortile o solo un tratto di strada, due pali della luce abbastanza vicini si trasformavano nello stadio più bello nel quale potersi cimentare. La villa comunale, il retro del teatro Augusteo (fino a quando non arrivava il vigile a sequestrarci il pallone), ma anche i campi del Seminario (per arrivarci percorrevamo un breve tratto a piedi sull'autostrada, ma all'epoca passava una macchina ogni dieci minuti), lo spiazzo dietro la scuola a via Vernieri o a via Cesare Battisti, le palazzine dei ferrovieri. Quanti stadi e campi da calcio c'erano in città in quegli anni. Nella nostra mente lo erano e le partite duravano fino a quando quello con il pallone non andava via, chiamato a gran voce dalla mamma affacciata al balcone o peggio, poteva arrivare direttamente a invadere il campo, impugnando quell'arma di distruzione di massa che era lo “zoccolo” di legno. I palloni, i super Santos, quando si bucavano si riparavano con l'accendino e un cacciavite. Si scioglieva un po' di gomma e la si spalmava sul buco e poi tutti dal gommista a gonfiarlo, anche se durava poco. A tal proposito vi segnalo un libro, si chiama “La linea di fondo” e lo ha scritto un amico, Claudio Grattacaso, ci troverete tutte queste cose, oltre a tanto altro ovviamente. Insomma, il nostro mondo era un pallone e non saprei dire quando, a quale età ha smesso di esserlo, se è davvero successo. La nostra scuola calcio era la strada e non c'era altro. Ci siamo ritrovati adulti e per molti versi anche impreparati ad affrontare il mondo vero, quello dei grandi. Oggi guardiamo con nostalgia i ragazzi che eravamo allora, ci sono tanti gruppi sui social che ripropongono foto degli oggetti cult dell'epoca, a partire da quei gelati che oggi sarebbero immangiabili e fuorilegge, tanto erano pieni di coloranti (ricordate l'Arcobaleno? Costava cinquanta lire, era il più economico e il più schifoso, ma andava bene anche quello se avevi solo cinquanta lire), ai giochi. Operazione nostalgia? Forse, ma non soltanto.
Oggi vedo gente che va in giro a cercare Pokemon, e allora mi dico che eravamo cento, mille volte più felici allora. Forse non mi sono spiegato, e molti forse nemmeno sanno che cosa sono 'sti pokemon ed è meglio per loro continuare a vivere nell'ignoranza, ma io li vedo, con i cellulari in mano in cerca di questi esserini immaginari, o sarebbe meglio dire virtuali, che si materializzano in mezzo alla strada, ma solo se guardi attraverso lo smartphone. Non me ne vogliano gli appassionati, ma qua siamo alla frutta. Mi diranno che è un gioco, anche i tossici vedono i mostri dopo una dose di crac, e senza nemmeno aver bisogno di usare il telefonino.
Al di là delle facili battute, che sulle colonne dei giornali e sui social si sprecano in questi giorni, eppure l'applicazione risulta essere già tra le più scaricate al mondo, dovremmo fermarci un momento a riflettere su quanto accade. Ecco, direte, parte il predicozzo, ma invece non è così, non sarei nemmeno capace di fare la predica a qualcuno. Voglio proporvi, per scherzo, una intervista doppia fatta a un tredicenne di oggi a confronto con uno degli settanta, o ottanta.
Qual è il gioco preferito che fai con gli amici? 1) playstation; 2) partita a pallone dopo la scuola. La cosa più trasgressiva che hai fatto? 1) Abbiamo sfasciato la vetrina di un negozio, per gioco, ci stavamo annoiando; 2) abbiamo rubato una maglia alla Standa. Cosa fate di pomeriggio quando ti incontri con gli amici? 1) andiamo in giro in motorino, stiamo sulle panchine e fumiamo; 2) organizziamo un partita di pallone. Il tuo rapporto con l'alcol? 1) mi piace la birra, la vodka, il gin, bevo spesso con gli amici. 2) mio padre beve un bicchiere di vino, a volte. La tua prima esperienza sessuale? 1) l'anno scorso, nel bagno della scuola; 2) ho un giornaletto... però... Il tuo rapporto con le ragazze? 1) C'è una mia amica di scuola, anche se va con tutti, ma non siamo fidanzati; 2) Rompono le scatole. Però c'è una che mi piace, ma non ho ancora trovato il coraggio di farle la dichiarazione. Il tuo rapporto con la droga? 1) La sera fumo uno spinello con gli amici. Una volta uno mi ha fatto fare un tiro di coca; 2) Conosco un drogato, è pericoloso.

Mi fermo qua, credete che abbia esagerato? Non siatene certi, per le risposte del tredicenne di allora, oggi quarantacinquenne, ho scavato nella mia memoria, ma le risposte del ragazzo di oggi sono tratte da vere domande, fatte a giovanissimi in carne e ossa, che non hanno particolari problemi e appartengono a famiglie senza problemi. Per voi è tutto normale?

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