domenica 1 febbraio 2015

Corte Nera, recensione di Isabella Pascucci su "Leggere tutti" gen-feb 2015

Recensione

Corte Nera
di Isabella Pascucci

C’è odore stridulo di pioggia o profumo acre e dolciastro di sangue, insieme ai miasmi maleodoranti di un ghetto cittadino, popolato di prostitute imbellettate, o di un giaciglio di paglia, sul quale si mescolano sudore e lacrime: è il mondo chiuso a chiave di quella Corte Nera (Runa Editrice) che dà il titolo all’avvincente raccolta di racconti firmati da Tina Cacciaglia, Paolo D’Amato, Rocco Papa e Piera Carlomagno, in un viaggio tra storia e storie, ancorate al fondale condiviso di una Salerno regina, insieme mendicante e principessa, e trainate - tra secoli e contesti lontanissimi - dal faro unificante di un nome: Gemma. Gemma assassina e vittima, Gemma donna e simbolo di tante epoche differenti e di tante speranze perdute o deluse, Gemma araba fenice e reincarnazione di un ideale di donna che nasce, muore e rinasce di nuovo. Come esordisce Diana Lama nella prefazione al volume: «Questa bella antologia si dipana come un nastro intessuto di emozioni, delitti, imprevedibili barlumi di umanità e osceni dirupi di perversione, attraverso i secoli». Nonostante una certa ingenuità linguistica nei primi due racconti, ripagata da uno stile più incisivo e metamorfico negli ultimi due, le storie noir di questa raccolta restituiscono un filo rosso di emozioni che cresce con l’appropinquarsi al presente. A delinearsi, passo passo, è la corte di principi e dignitari, in un medievale VIII secolo, tra prigioni in cui la tortura è unica regola e misteriose abbazie longobarde, dove le preghiere si mescolano ai profumi di pozioni arcane e di veleni letali; o la Salerno “Trista provincia ribelle” in epoca post unitaria, tra briganti e rigurgiti risorgimentali, inni garibaldini e donne incinte squartate e metà. Un balzo temporale, e ad echeggiare sul golfo partenopeo sono i rombi dei cannoni dell’ultima guerra mondiale, all’indomani di un armistizio fantoccio, con una città fantasma, abbandonata e in mano agli Inglesi, e una morte violenta tra le mura umide e fredde di un carcere. Fino all’oggi, di una Salerno targata anni ’90, ma che sembra rimasta quella di cento anni fa, con famiglie numerose e povere fino all’osso che vivono di espedienti, di sigarette di contrabbando e di giochi di bambini tra i vicoli, e in cui il silenzio, in un giorno come tanti, è rotto da un tonfo: quello di un corpo che precipita da un balcone. E non sembra per un suicidio. E Gemma è sempre lì, da indiziata di omicidio a vittima di un delitto, da moglie di quel morto del ‘43 a protagonista di un suicidio apparente. Strega e martire. Donna ed eroina solitaria attraverso i secoli. Al centro di verità spaventose, di gialli macchiati di rosso sangue. Di un’anima che trasmigra di corpo in corpo, muta testimone di crimini e misteri, di morti e lacrime. Ma anche del sorriso disarmante di una bambina dai grandi occhi blu. Una bambina che si chiama Gemma.
Tina Cacciaglia, Paolo D’Amato , Rocco Papa , Piera Carlomagno - Corte Nera  -Runa, 2014 pp. 238, euro 14,00

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